Kokedama: la tendenza verde che arriva dal Giappone
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Kokedama: la tendenza verde che arriva dal Giappone

Quando si parla di estetica applicata all’arte floreale o, in termini più ampi, all’arte del giardinaggio, nessuno può battere i maestri giapponesi. Loro però non ne fanno esclusivamente una questione di mera estetica. Ogni tecnica, ogni creazione, porta con sé una precisa valenza spirituale.

Il fascino senza tempo che ne deriva, rende creazioni come i Kokedama, elementi di grande impatto, sempre più amati e desiderati da chi cerca il bello con un tocco di originalità, anche nel mondo del verde. La tendenza degli ultimi anni è quella di inserire il verde il ogni spazio che si ha a disposizione. Che sia grande o piccolo, lo si vuole arricchire, decorare o semplicemente rendere più confortevole.

Portare il verde dentro casa, in ufficio o comunque in uno spazio chiuso, non sempre risulta agevole anche o soprattutto a causa dello spazio. Oggi però, i designer d’interni così come i semplici appassionati possono ovviare a tale problema. Esistono allo scopo espedienti con una lunga storia alle spalle ma che solo recentemente sono stati riscoperti in tutta la loro bellezza e funzionalità.

Mi riferisco ai Terrari e appunto, ai sempre più famosi Kokedama. Se vuoi saperne di più  sui terrari, troverai molte informazioni e approfondimenti all’interno del sito; inizia da: “I terrarium: piccoli ecosistemi in contenitori di vetro”. Se invece vuoi scoprire i Kokedama, continua a leggere.

Che cosa sono i Kokedama e qual è la loro storia

I Kokedama sono una forma artistica nata in Giappone secoli fa, come parte di una più ampia corrente filosofica definita “Wabi-Sabi”, che si basava sui principi dell’imperfezione e della transitorietà delle cose. Espressione diretta di tali principi fu inizialmente il metodo Nearai Bonsai. Esso è una forma d’arte secolare nel giardinaggio, risalente a un’epoca che precede la nascita di Cristo.

Con questo metodo, qualsiasi pianta, fosse anche un albero, veniva costretto a crescere in un vassoio poco profondo e con uno stile ben preciso. Si generavano così delle miniature viventi, assolutamente perfette nella loro imperfezione.

Quando una pianta veniva coltivata così compatta e stretta nel suo vaso, una volta rimossa dalla sua base poco profonda, le radici ben cresciute e il terreno, formavano una massa compatta e salda che poteva fare a meno persino del vaso.

Nel periodo Edo(1603-1868), questa circostanza divenne la base per lo sviluppo di una nuova tecnica colturale definita Kokedama, letteralmente “palla di muschio”.  Per realizzare un Kokedama non c’era più bisogno di aspettare che le radici si legassero. Le piantine venivano fatte radicare direttamente in una polpetta di terra avvolta dal muschio senza avere la necessità di un contenitore.

Lo spazio di crescita limitato era in grado di mantenere le piante compatte e quando arrivavano a maturità, le loro radici venivano esposte ad arte. Il muschio cresciuto intorno alla palla, conferiva al tutto un ricco colore verde che esaltava la bellezza della composizione.

Ancora oggi, Bonsai e kokedama riflettono i principi del Wabi-sabi con caratteristiche come semplicità, calore, irregolarità, naturalezza e accettazione. Tutto ciò si combina per formare quell’estetica tanto apprezzata dai giapponesi e quella fede nelle imperfezioni della natura.

I Kokedama come elementi di design

Oggi i Kokedama non sono popolari solo in Giappone ma in tutto il mondo. Il motivo è semplice: hanno lo stesso fascino dei bonsai ma sono molto più facili da gestire e soprattutto sono molto più versatili, adattandosi facilmente ad ogni stile di arredamento. Basta semplicemente cambiare il tipo di pianta o la base di appoggio.

Possono ad esempio, assumere uno stile orientale tipicamente giapponese usando magari dei piatti in pietra lavica da abbinare a uno stile di arredamento dalle linee semplici e pulite, ricreando così un’atmosfera zen. Possono inoltre assumere un carattere moderno e alla moda in stile occidentale, o ancora inserirsi perfettamente in uno stile urban jungle provando la soluzione dei Kokedama appesi. Oltre questo, presentano numerosi aspetti positivi:

  • Occupano poco spazio per cui sono perfetti da inserire in ambienti piccoli;
  • Sono ecosostenibili perché eliminano l’uso dei vasi di plastica e inoltre per legarli viene di solito usato uno spago biodegradabile;
  • Grazie alla loro forma rotonda, creano un’atmosfera unica. Secondo la tradizione giapponese, il kokedama è simbolo di amore materno, capace di portare pace e spirito Zen. In effetti, se proviamo a mettere una di queste piccole meraviglie sulla scrivania o in un posto in cui possiamo ammirarle, ci accorgeremo che hanno il potere di rilassarci e di trasportarci in un luogo magico;
  • Ultima nota positiva è che possiamo realizzare anche da soli i nostri Kokedama, in base ai nostri gusti e alle nostre necessità.

Come si realizza un Kokedama: operazioni preliminari

Ammirando i Kokedama in tutta la loro bellezza, potrebbe apparire un’impresa molto difficile realizzarne uno con le proprie mani. Eppure seguendo i vari passaggi e usando i materiali giusti, chiunque può cimentarsi in questa particolare e gratificante attività.

Ultimamente, grazie proprio al crescente interesse per le palline di muschio, si possono reperire in vendita dei kit appositi con tutto quello che serve per realizzarne uno. Tutto sommato però, possiamo anche procurarci separatamente i vari materiali e dare libero sfogo alla nostra fantasia. Tutto quello che ci serve è:

  • del terreno adatto allo scopo;
  • una piantina scelta in base ai nostri gusti;
  • muschio;
  • spago.

Che tipo di terriccio utilizzare

Il terriccio ideale per realizzare un Kokedama è composto di un mix di materiali. Alcuni di questi, sono fondamentali altri facoltativi e assicurano il substrato ideale per la crescita e lo sviluppo delle piantine.

Il primo materiale è il terreno Keto di provenienza giapponese. Si tratta di un terreno argilloso che si origina nelle paludi o nelle risaie dove si mescola ad alghe e muschio decomposti. Il terreno Keto trattiene molta acqua ed è umido e malleabile come l’argilla. Utilizzandolo da solo, tuttavia, tende a compattarsi troppo impedendo alle radici di respirare.

È per questo che di solito viene mescolato con il cosiddetto terreno Akadama, che letteralmente significa “terreno a palle rosse”. Si tratta di un’argilla di origine vulcanica raccolta nel sottosuolo e successivamente polverizzata in diverse dimensioni. La sua aggiunta al substrato consente di regolare il livello di umidità e di far respirare le radici.

Il tutto viene mescolato con del muschio di sfagno per tenere insieme il substrato. C’è anche chi aggiunge polvere di carbone vegetale per evitare il proliferare di parassiti o del fertilizzante per incoraggiare l’attecchimento della piantina. È consigliabile attenersi all’uso di questi materiali specifici se vogliamo avere successo con la nostra creazione. Ormai sono facilmente reperibili nei negozi specializzati o anche online. In alternativa, possiamo anche ricorrere al substrato specifico, già pronto, per bonsai.

Che tipo di muschio utilizzare

Esistono veramente tanti tipi di muschio e tutti potrebbero essere utilizzati per ricoprire i nostri Kokedama. In realtà però, per le sue caratteristiche, il muschio del genere Hypnum, quello che cresce spontaneamente sulla corteccia degli alberi per intenderci, sarebbe il più adatto perché  si allarga come un lenzuolo ed è facile da lavorare e aderisce bene quando viene avvolto intorno al palla di terra nuda.

Più difficile risulta lavorare col muschio che cresce in pezzi compatti che è quello che possiamo trovare sulle rocce o in giardino per esempio. Per la sua conformazione è più complicato farlo aderire alla palla di terra. In ogni caso, usiamo quello che ci piace di più.

Quali sono le piante più adatte per realizzare un Kokedama

I Kokedama possono essere realizzati con praticamente tutti i tipi di piante. Bisogna però eseguire delle valutazioni pratiche prima di fare la nostra scelta.

Se vogliamo tenere il kokedama in casa, come naturale complemento d’arredo, allora la nostra scelta dovrà cadere necessariamente su piante d’appartamento. Queste devono essere resistenti anche in condizioni non ideali, che rimangano di piccole dimensioni e che crescano lentamente. Bisogna inoltre tener conto delle condizioni di luce e umidità del punto in cui andremo a sistemare il nostro kokedama. Vediamo alcune piante che ben sia adattano a queste condizioni:

  1. Il Photos, da questo punto di vista, è la pianta ideale, non solo perché è una pianta d’appartamento indistruttibile e facilmente propagabile ma anche per la sua caratteristica di pianta epifita, abituata già in natura a crescere abbarbicata ad un altro organismo vivente.
  2. La Neoregelia ampullacea var. tigrina . Questa pianta appartiene alla famiglia delle Bromelie ed è molto adatta a crescere nei kokedama perché riproducono le stesse condizioni del suo habitat naturale. Inoltre la varietà tigrina mantiene ridotte dimensioni oltre ad avere un colore stupendo;
  3. La Pilea peperomioides è un’altra pianta molto adatta al kokedama perché piccola, compatta e facile da curare;
  4. La Fittonia, piccola, colorata, adatta da inserire in luoghi difficili o proibitivi per altre piante. Se volete creare un kokedama da mettere in bagno, per esempio, la Fittonia è la scelta ideale. Essa infatti, non ha bisogno di molta luce ma ha bisogno di una elevata umidità.
  5. La Davallia fejeensis, la comune felce. Se siamo al nostro primo kokedama, iniziamo pure con questo tipo di felce, ci darà molte soddisfazioni. Tra le varietà di felce evitiamo la Capelvenere perché molto sensibile a luce e umidità e non si adatta bene all’ambiente del kokedama. Andiamo invece tranquillamente sull’Asparagina che col suo aspetto renderà meravigliosa la nostra creazione, dovremo solo controllarne la crescita con potature frequenti.

In giro per il web si trovano anche Kokedama con mini orchidee. Per carità, l’effetto estetico è sorprendentemente bello ma purtroppo la nostra piantina avrebbe una speranza di vita molto ridotta.

La salute delle orchidee dipende fondamentalmente dalle radici, se queste non ricevono luce o non sono ben aerate, non respirano e tendono a marcire, quindi direi che questo tipo di piante ancorché di grande effetto, non sono adatte ai kokedama, a meno che non si cambia la composizione del substrato.

Proviamo a creare il kokedama solo con sfagno e pomice o argilla espansa o corteccia tenendolo insieme con lo spago e ricopriamo con il muschio. In questo modo potremo avere una maggiore probabilità di successo. I tipi di orchidee più indicate potrebbero essere la Sedirea japonica o anche la Neofinetia falcata splendide nell’aspetto e di piccole dimensioni.

Un capitolo a parte è rappresentato dalle piante grasse abbinate ai kokedama.

Qui possiamo veramente spaziare con la fantasia. Il kokedama è un modo originale e simpatico per presentare le nostre succulente. Sebbene Crassula ed Echeveria siano le più adatte per tenere la nostra creazione all’esterno, le Sansevierie si adattano benissimo ai kokedama da interno. Fondamentalmente però, tutte le succulente possono andare bene per i kokedama, a patto che il substrato sia quello specifico per piante grasse, quindi altamente drenante, mischiato a del muschio di torba che trattiene un po’ l’umidità e tiene insieme il tutto.

Infine, se ci sentiamo dei provetti giardinieri, possiamo osare di più, realizzando dei kokedama con alberelli da trattare come bonsai. Iniziamo per esempio con un Podocarpus, una conifera di origine subtropicale. Sebbene questa pianta raggiunga dimensioni ragguardevoli in natura, si presta molto bene ad essere coltivata come bonsai e quindi anche in un kokedama. Anche il Ficus, il Bosso, il Ligustro, o piante di agrumi si prestano benissimo.

Gli esempi sopra riportati non esauriscono di certo le infinite possibilità a disposizione. Come detto, il limite è solo la nostra fantasia. Consideriamo solo le differenti esigenze di luce, temperature e umidità per offrire le migliori condizione alle nostre piante nei Kokedama, tutto il resto è puro divertimento! Non vi è venuta voglia di provarci? Nel prossimo articolo, vi parlerò di come si realizza un Kokedama passo-passo.

Credit: “Fern kokedama” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Kokedama Image Shot” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; Seyriu-enCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons; “Petite Planet Kokedama Studio” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Petite Planet Kokedama Studio” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Hypnum sp.” by Odd Wellies is licensed under CC BY 2.0; “Hypoestes phyllostachya sp.” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0;

“Tillandsia cyanea” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Blechnum gibbum” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Sedirea japonica” by Airborne Pilot is licensed under CC BY-SA 2.0; “Neofinetia falcata” by Jimmy Guo is licensed under CC BY-NC 2.0; Kokedamy.czCC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons; La Florida studioCC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons; “Kalanchoe thyrsiflora” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Pachyphytum ovatum” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0; “Pine kokedama” by gergelyhideg is licensed under CC BY 2.0

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